In questi giorni stiamo assistendo, sgomenti ed esterrefatti, allo scempio legislativo che il Governo vorrebbe mettere in pratica, alla barbarie linguistica di cui si serve qualche ministro appartenente a realtà nordista, dalla chiara matrice razzista, quasi nazista, per certi versi. La parola proibita, il bersaglio preferito del Governo e dei mass-media, in questi giorni, è l'extracomunitario, lo straniero col permesso di soggiorno irregolare o inesistente, in altre parole, il cosiddetto "clandestino", cercando in tutti i modi la gogna mediatica, dove la retorica populista la fa da padrone, coinvolgendo i "medici-spia" e i "presidi-spia" nella caccia al clandestino e alla persecuzione della sua famiglia, una specie di disturbante revival delle leggi razziali fasciste, come se l'immigrato sul gommone fosse la causa di tutti i mali e la colpa di tutto. Le politiche repressive del Governo si ripercuotono pure a livello locale, quindi anche a Solofra, istituzioni e forze armate contrastano, inflessibili, l'immigrazione "clandestina" e attuano servizi finalizzati al controllo sistematico degli stranieri, arrestando operai di diversa nazionalità perchè sprovvisti del permesso di soggiorno.Precisando che non abbiamo nulla contro polizia e carabinieri che svolgono il loro lavoro(non è nostra intenzione fomentare guerre orizzontali contro chi lavora) ,vorremmo evidenziare che magari questi extracomunitari, fino a qualche settimana fa, potrebbero essere stati sfruttati presso qualche conceria, pagati da qualche padroncino, quindi ricattati.Tutto questo frutto della legge Bossi-Fini.E' vero che il lavoro è strumento di emancipazione sociale e civile e consente all'immigrato di integrarsi. Il problema è un altro: in base alla strutturazione di tale legge,chi imprenditore è in grado di offrire un contratto di lavoro senza conoscere il lavoratore straniero che dovrebbe lavorare in un'azienda? Una risposta chiara non c'è mai stata;si assiste solo a "spettacoli" indegni per un paese che dovrebbe essere civile.
Un'ultima nota la rivolgiamo agli operatori dell'informazione:i poveri cristi che vengono in Italia dovrebbero essere chiamati i "senza documenti" in luogo di "clandestini".Un po' di igiene linguistica non fa mai male in nome di un approccio più umano a tali importanti questioni.
Domenico De Maio
giovedì 7 maggio 2009
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